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La formazione del linguaggio, intendendo l'atto dell'attribuzione del valore semantico alle parole e le relative connotazioni affettive, è una funzione complessa che coinvolge il cervello in modo globale e attraverso sequenze neurofisiologiche tanto impercettibili quanto estremamente significative.
La scienza della comunicazione attribuisce al linguaggio parlato solo circa il 7% dello share di relazione, privilegiando altre modalità quali:
il livello vocale (come si parla) - ~38% della capacità di penetrazione di un messaggio e il “linguagggio del corpo” (gestualità, gestione dello spazio [prossemica]) cui compete il restante ~55% di efficacia comunicativa nell'ambito di una relazione.
Se è vera da una parte l'accezione di un costrutto simbolico mentale, derivato dalla cultura personale e dalle derive filosofiche e sociali del nostro tempo, è altrettanto vera la produzione di neuroormoni e l'attivazione di polle neuronali specifiche nel corso di una conversazione.
I Ricercatori della Programmazione Neurolinguistica (PNL) hanno puntualizzato, attraverso le loro originali osservazioni, le peculiarità comportamentali – intendendo con tale termine tutte le manifestazioni di relazione e contatto col mondo delle emozioni e del sociale – rilevando come, alla base di una propensione vitale positiva e costruttiva del processo di cambiamento o adeguamento esiste una neoplasmazione cerebrale intesa come modifica dei percorsi neuronali di formazione del pensiero e/o della parola, con conseguente attivazione di aree e neuromediatori chimici differenti.
Oltre all'ampliamento della risposta neuronale, mediata da un massivo coinvolgimento di aree cerebrali “dedicate”, si assiste alla neoformazione di connessioni afferenti ed efferenti (sinapsi) capaci di coinvolgere un maggior quantitativo di massa encefalica nell'ideazione del pensiero.
L'attivazione di aree sempre più estese richiede la presenza di ormoni sinaptici il cui scopo, oltre che di facilitazione ed estensione dell'ampiezza dello stimolo, è anche responsabile del tono umorale individuale.
Modelli sempre più sviluppati relativi alla neurofisiologia attribuiscono all'architettura cerebrale un valore senz'altro molto differente rispetto agli schemi generati pochi decenni or sono.
La fisica delle microparticelle sta progressivamente divenendo il comune denominatore di tutte le accezioni teoriche e pratiche invocate per spiegare fenomeni e meccanismi ancora gravati da lacune conoscitive.
Una categorizzazione ancora riconosciuta valida attribuisce ai due lobi cerebrali funzioni differenziate e, al tempo stesso, autonome.
Il cosiddetto cervello destro svolge le funzioni della sfera dell' inconscio: i nostri bisogni basali, le abitudini, il sistema delle credenze, l’immagine di sé, l’autostima, ivalori condizionati, lo spirito di sopravvivenza, le informazioni ereditate, le influenze del DNA, le memorie dell’anima, i traumi, i conflitti irrisolti … sensazioni ed emozioni relegate tutte nelle circonvoluzioni cerebrali del lobo destro.
I circa 650 gr. di massa encefalica destra svolgono contemporaneamente e senza che se ne abbia la minima percezione circa 65.000 funzioni contemporaneamente.
Al lobo sinistro compete l'”hic et nunc” (qui ed ora): l’attenzione, la forza di volontà, la determinazione... ruoli che relegano questa porzione di cervello all'esecuzione massima di ~5±2 funzioni contemporanee.
Il corpo calloso, sottile lamina fibrosa tesa tra i due lobi, integra in modo bidirezionale, continuo ed estremamente rapido le interrelazioni tra i due lobi: la moderna architettonica neurologica lo designa come “strato critico”
E' intuitivo, quindi, rilevare come la nostra comunicazione sia la risultante tra un'ideazione logica e una commistione umorale, che si manifesta principalmente con la prossemica (gestione dello spazio) da parte degli interlocutori, quindi dalle modalità di conversazione e dal linguaggio vocale.
Al filtro logico dell'emisfero sinistro si adattano le emozioni inconsce generate dal lobo destro che, integrando gli stimoli “VAKOG”, connota individualmente l'essenza ontologica di ogni essere pensante.
Le aree cerebrali deputate alla “colorazione” della parola, ovvero alla contaminazione di percezioni sensibili o insensibili relegate nei cosiddetti neuroni memoria costituiscono il “Limbus”, settore cerebrale integrato da differenti frazioni anatomiche altamente specializzate: Talamo, Bulbi olfattivi, Ippocampo, Amigdala, Ipotalamo.
Memorie affettive, schemi reattivi, percezioni olfattive, gustative, pure e/o associate sono relegate nel “sancta sanctorum” del cervello, nel “core” della massa encefalica, nascoste e protette per ciò che differenzia e conferisce unicità a ciascuno degli oltre sei miliardi di esseri umani che popolano il Pianeta Azzurro.
Adrenalina, noradrenalina, acido gammaidrossibutirrico, dopamina veicolano la trasmissione degli impulsi nervosi infiammando di paura o di celestiale piacere corpo e spirito in risposta a una vasta gamma di emozioni, intendendo con tale termine la risultante dell'elaborazione di esperienze già vissute e il cui attributo semantico viene riconosciuto come terrifico o paradisiaco (adrenalina vs dopamina)
La Psiconeuroendocrinoimmunologia(PNEI) studia le relazioni esistenti tra attività cerebrale, comportamento, miglioramento della qualità della vita e incremento delle capacità immunitarie in rapporto a modifiche positive dell' habitus psichico del soggetto.
E' intuitivo pensare come un miglioramento adattivo delle risposte ai vari stimoli possa conferire un'ottimale performance globale (fisica e neurologica) a quanti, attraverso pratiche sportive e meditative, tendono alla riappropriazione della propria vera identità.
Come ho avuto modo di accennare le scienze neurologiche e tutte le discipline correlate allo studio e al miglioramento dei comportamenti non prescindono in alcun modo la deriva filosofica di questo scorcio di terzo millennio: la fisica delle microparticelle, la ricerca del prodromo della vita, l'identificazione del mitico “Bosone di Higgs” s'intrecciano indissolubilmente col pragmatismo più rigido e freddo.
Un esempio per spiegare quest'affermazione: la recita in sequenza circolare di un Mantra o di una Preghiera rilassa la muscolatura scheletrica e viscerale, genera neuroormoni correlati al benessere fisico, induce alla spinta vitale, allontana dal “mood” depressivo di cui è preda almeno il 60% della popolazione della nostra nazione.
L'attribuzione di un valore positivo alle parole ripetute, evoca in area limbica una messe di ricordi, percezioni visive, acustiche, gustative, cenestesiche, tali da indurre l'immediato release di dopamina e la conseguente attivazione di una cascata di eventi neurologici in grado di determinare “well being”, il tanto agognato benessere.
Il tono dell'umore migliora, la competenza immunitaria si eleva, la comunicazione intesa come voglia di relazionarsi e capacità di trasmissione di un messaggio sboccia prorompente, mettendo le ali a quanti non hanno mai visto aldilà del loro ristretto orizzonte.
La pratica sportiva, intesa come attività di sviluppo e miglioramento delle performances muscolare e cardiaca nonché come indiretto metodo di comunicazione corporea, genera elevazione ormonale organica e cerebrale attraverso l'incremento dell'IgF1, del testosterone, dell'insulina.
Il tutto si traduce in una percezione di benessere, in una spinta vitale a comunicare, a essere migliori, a incorporare modelli positivi.
Le correlazioni tra comunicazione e reazione neurodinamica aprono importanti scenari conoscitivi e deontologici.
Milton Erickson aveva ben intravisto le potenziali applicazioni del messaggio ipnotico curativo sfruttandone non solo il grimaldello semantico ma anche, e forse ancora inconsciamente, le potenzialità neuroendocrinoimmunologiche.
I farmaci più venduti nelle nazioni industrializzate sono gli antidepressivi e gli ansiolitici...dipenderà dall'inadeguatezza della comunicazione? dallo svilimento del linguagggio del corpo? dallo scarso “consumo” di libri?
Qualunque sia la ragione il prezzo da pagare si sconta in scadimento della qualità della vita.
Quindi...COMUNICARE PER VIVERE...meglio!
Note biografiche dell'autore
Sergio Resta nasce a Roma il 13 Agosto 1957. Dopo l’acquisizione del diploma di maturità classica si laurea a 23 anni in Medicina e Chirurgia (cum laude) e, all’età di 28 anni è specialista in Chirurgia Generale (cum laude) presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e il Policlinico “Umberto I” di Roma.
Redattore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche originali a stampa, il Dott. Sergio Resta svolge attività libero professionale in Italia e all’estero.
L’Autore, cultore di PNL (programmazione neurolinguistica), PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) e fisica quantistica, trasfonde la sua esperienza professionale e umana attraverso i concetti e le teorie delle materie argomento di studio.
Il suo primo libro, autobiografico, s’intitola “L’ultima arrampicata”, edito da Mursia, di prossima pubblicazione.
In uscita anche un saggio di PNL e PNEI intitolato “Attacco di panico. Ho un paio di cose da dirti”, un’antologia di racconti e una raccolta di poesie.
Sergio Resta pratica assiduamente sport di potenza e contatto e ama intrattenere gli amici con le sue ricette e un buon bicchiere di vino.
Vive in Toscana a Chiusi (SI).